Lo Studio Legale Associato appoggia l’iniziativa di Comma2 perché siano celebrati i processi e i lavoratori possano ottenere una tempestiva tutela giudiziaria.
Pubblichiamo la lettera aperta inviata ai Ministri delle Giustizia e del lavoro, al CSM e a tutte le Corti d’Appello.
Bologna, 17 aprile 2020
Ill.mi
Ministro della Giustizia e Ministro del Lavoro;
C.S.M. Consiglio superiore della Magistratura;
Presidenti delle Corti di Appello;
Presidenti dei Tribunali e delle Sezioni lavoro
Comitato di esperti per la ripresa dell’attività
L’ Associazione “Comma 2 – lavoro è dignità“, www.comma2.it, esprime la sua preoccupazione e lo sconcerto per la sostanziale paralisi della attività giurisdizionale relativa alle controversie di lavoro.
Nella gran parte degli Uffici giudiziari del paese, nonostante le previsioni dei Decreti Legge, si assiste ad un rinvio generalizzato delle controversie di lavoro che hanno ad oggetto la richiesta di reintegrazione e comunque ripristino del rapporto di lavoro e pagamento delle retribuzioni, annullamento di trasferimenti e la tutela di altri diritti fondamentali della persona.
Invero i Decreti Legge (n. 18/20 e n. 23/20) che hanno disposto la sospensione dell’attività giudiziaria (ora prorogata sino all’11.05.2020) hanno nello stesso tempo previsto la trattazione, previa dichiarazione di “urgenza” dei procedimenti “…la cui ritardata trattazione può produrre grave pregiudizio alle parti”, ex art 83 comma 3, lett. a DL 18/20.
La Corte di Appello ed il Tribunale del Lavoro di Roma, i più grandi uffici giudiziari del paese, sin dal 09.03.2020, hanno dato corretta applicazione alle normative suddette disponendo, ad esempio, la discussione delle controversie sia di licenziamento che di trasferimento, con adozione dei relativi provvedimenti decisori, con le modalità di trattazione previste dall’art. 83 DL, e le relative cautele per la salute di tutti gli operatori.
Ci segnalano i nostri associati e organi di stampa che in molti altri uffici giudiziari del paese si assiste, invece, dal 09.03.2020, ad un generalizzato rinvio di ufficio di tutte le controversie, senza eccezione alcuna. Ciò comporta una mancata applicazione della vigente normativa, (a) arrecando un grave pregiudizio ai lavoratori licenziati e trasferiti , o titolari di altri diritti fondamentali della persona da tempo in attesa della definizione dei giudizi e privi sia della retribuzione che degli ammortizzatori sociali oramai cessati; (b) creando un’inammissibile disparità di trattamento tra i vari uffici giudiziari.
Quello che appare paradossale e insostenibile anche socialmente è che mentre milioni di lavoratori prestano giornalmente la loro attività sia per curare i malati sia per consentire ai cittadini in salute gli approvvigionamenti alimentari ed i servizi, gli stessi vengano privati della giustizia del lavoro, ovvero di un “servizio pubblico essenziale”.
Se quanto detto è vero sino al 11 maggio 2020, a maggior ragione nessuna giustificazione troverebbero eventuali rinvii successivamente , e ancor più in generale nella “fase 2” della cd. ripresa.
In essa dovranno senz’altro celebrarsi i processi con le modalità di cui al D.L. n. 18/2020 : art. 83 comma 2 lett. f) con collegamenti “da remoto”, ove possibile (per salvaguardare l’oralità del processo del lavoro) o comma 2 lett. h) con scambio e deposito telematico di note scritte. Ma poiché la maggior parte dei processi del lavoro richiede che si tenga un’istruttoria orale, nella non remota eventualità che lo stato di emergenza si protragga per molti mesi, i capi degli Uffici giudiziari dovranno porsi il problema di reperire ambienti adeguati a consentire la presenza, a distanza, di difensori e testimoni, eventualmente adottando modifiche strutturali che consentano il regolare svolgimento dei processi.
Chiediamo dunque un immediato intervento degli organi in indirizzo ciascuno nell’ambito delle sue competenze per garantire l’applicazione della legge nella tutela dei lavoratori.
Alberto Piccinini
Presidente
Associazione Comma2