Licenziata dal bar in cui lavorava per un furto da due euro: cioè il valore di una busta di patatine e di una birra, infilate in borsa a fine turno. Ma per il Tribunale del lavoro di Bologna si tratta di un provvedimento “sproporzionato e il licenziamento, di conseguenza, è da considerarsi illegittimo. Così si è espressa la giudice Maria Luisa Pugliese accogliendo il ricorso presentato dalla dipendente di un bar di Castel Maggiore, a cui ora spetta un risarcimento di circa 3.000 euro.
“È una sentenza importante perché ormai da tempo la giurisprudenza si stava orientando a dire che non è tanto l’entità del furto che giustifica il licenziamento ma è sufficiente il furto in se’ ad interrompere il vincolo di fiducia”, commenta l’avvocata Clelia Alleri che ha assistito la lavoratrice insieme ai colleghi Bruno Laudi e Francesco Pizzuti.
In questo caso, invece, la giudice ha fatto “un ragionamento davvero umano, facendo riferimento al fatto che la lavoratrice era stanca, a tarda sera, dopo ore di lavoro- spiega Alleri- e in questo contesto aver preso un pacco di patatine e una birra non può incidere sul rapporto di fiducia”. L’episodio risale al settembre 2019 e sono ben due i licenziamenti subiti per lo stesso fatto dalla lavoratrice, all’epoca assunta con contratto part time a tempo indeterminato. Nel primo caso il licenziamento fu impugnato tramite la Filcams-Cgil: si arrivò ad una revoca del provvedimento perché questo non era stato preceduto da una contestazione disciplinare. Il bar, a quel punto, formulò la contestazione e ad un mese dal primo licenziamento scattò il secondo, sempre per giusta causa: è a questo atto che fa riferimento il ricorso (presentato a febbraio 2020) su cui ora si è espresso il Tribunale.